Apologia di Socrate - Platone by Platone

Apologia di Socrate - Platone by Platone

autore:Platone [Platone]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: General Fiction
editore: Eboogle
pubblicato: 2010-03-17T23:00:00+00:00


2.

Che io non sia indignato, o cittadini ateniesi, per quello che è accaduto, ossia che abbiate votato per la mia condanna, è dovuto, tra l'altro al fatto che questo che mi è accaduto non mi è accaduto inaspettato. Anzi mi meraviglio molto di più del numero di voti delle due parti che è emerso. Infatti, io non credevo che si sarebbe verificata una differenza così piccola, bensì una molto più grande.

Ora, invece, come risulta, se solo trenta dei voti si fossero trasferiti dall'altra parte, io sarei stato assolto dall'accusa.

Dunque, per quanto si riferisce a Meleto, come mi sembra, io sono stato assolto anche ora. E, anzi, non solamente assolto; ma almeno questo è chiaro a tutti che, se Anito e Licone non si fossero presentati qui ad accusarmi, Meleto avrebbe dovuto pagare anche una multa di mille dracme per non aver ottenuto in suo favore la quinta parte dei voti.

Quest'uomo, dunque, chiede per me la condanna a morte.

E sia pure!

E quale pena alternativa io vi chiederò per me, o cittadini ateniesi?

Chiaramente, quale pena se non quella che merito?

E quale allora?

Quale pena io merito di subire, o quale multa merito di pagare, dal momento che io ho imparato nella vita a non avere mai tranquillità, ma, non prendendomi cura di quelle cose delle quali si curano i più - ossia della casa e dell'amministrazione dei guadagni, dei comandi militari e dei discorsi per accattivarmi il popolo, né di altri poteri, o di coalizioni e di fazioni che hanno luogo nella Città, in quanto ritenevo me stesso veramente troppo giusto per potermi salvare, se mi fossi lasciato coinvolgere in queste faccende -, non mi sono intromesso in quelle cose in cui non avrei potuto essere di giovamento né a me né a voi, e, invece, mi sono impegnato in privato a procurare il più grande beneficio a ciascuno - come vi ho detto -, cercando di persuadere ognuno di voi, che non deve prendersi cura delle proprie cose prima di se medesimo, per diventare il più buono e il più saggio possibile, e nemmeno degli affari della Città prima che della Città medesima, e così delle altre cose nella stessa maniera?

Allora, che cosa merito di ricevere, dal momento che sono un uomo di questo genere?

Un bene, o cittadini ateniesi, se si deve giudicare quello che io veramente merito. E deve anche essere un bene che convenga a me.

Che cosa conviene ad un uomo che è povero, che è un vostro benefattore, e che chiede solo di avere tempo libero per potervi esortare?

Non c'è nulla che si addica di più, o cittadini ateniesi, se non che un uomo come questo venga nutrito a pubbliche spese nel Pritaneo, assai più che non si addica ad uno di voi che con un cavallo o un cocchio o una quadriga abbia vinto nei giochi delle Olimpiadi.

Infatti, costui vi fa credere felici, e io invece vi faccio essere felici. E mentre lui non ha bisogno di ricevere alimenti, io ne ho bisogno.

Pertanto, se devo chiedere secondo il



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